Chat GPT ed il mito dell'esame da avvocato

In molti gruppi forensi (e non solo) corre la notizia (peraltro autentica) che ChatGPT (il più famoso sistema di intelligenza artificiale, ma non l'unico) abbia superato l'esame di abilitazione per avvocato negli Stai Uniti (ovviamente in una simulazione!).

 

Ciò ha provocato un'ondata di ammirazione fantascientifica in alcuni, terrore nei più: gli avvocati saranno inutili? Preso dalla curiosità, ho provato a sperimentare in prima persona ChatGPT, facendogli scrivere al posto mio dei brevi post giuridici, indicandogli solo l'argomento: Chart GPT ha ideato in titoli e testo, ed i risultati potete leggerli tra gli ultimi post del mio blog. Riassumendo come ragiona ChatGPT potremmo fare questo esempio: dite a un ragazzino di 13 anni (l'età non è un caso) di fare ricerche su Google su un argomento giuridico in particolare per 10  minuti, e poi scrivere un breve testo su quello che ha capito e ricorda.

 

 Il ragazzino, senza alcuna preparazione giuridica legge una quantità di testi, anche discordanti fra loro o magari proprio errati (d'altronde sul web c'è tutto ed il contrario di tutto), e poi cerca di fare una sintesi su quello che crede di aver capito, con il linguaggio e la profondità di pensiero di un ragazzino di 13. magari il primo della classe, ma pur sempre immaturo: ecco, questo è ChatGPT.

 

Ovviamente parlando di un software si tratta di un risultato straordinario, ma dal punto di vista delle prestazioni percepite è un’altra cosa.

 

 Quando ho letto la notizia (ripeto: vera) che ChatGPT ha superato l'esame di abilitazione per avvocato negli USA mi sono chiesto: come è possibile, visto che in Italia non supererebbe nemmeno Diritto Privato I?

 

L'unica spiegazione è la differenza dell'esame di abilitazione.

 

Come presupposto, mentre in Italia abbiamo un ordinamento di cd. "Civil Law", negli USA (ed in Inghilterra) c'è un ordinamento di cd. "Common Law", il che sintetizzando vuol dire che non esistono codici, ma che il diritto viene rimesso interamente all'interpretazione dei suoi attori, avvocati e giudici; già nelle università viene data grandissima importanza all'interpretazione di leggi e contratti, allo studio della giurisprudenza intesa in senso proprio come sentenze precedenti, ed al ragionamento deduttivo personale, piuttosto che alla dottrina. Subito dopo la laurea (avete capito bene, subito dopo) l'aspirante avvocato statunitense può da subito accedere all'esame di abilitazione, che è diverso da Stato a Stato. Ho quindi scoperto che l'esame di abilitazione per avvocato del Connecticut (uno stato a caso) consiste in 350 quiz a risposta multipla e 8 domande a risposta aperta: ci credo che un'intelligenza artificiale è in grado di rispondere!

 

Il che non vuol dire che gli avvocati statunitensi siano meno preparati di quelli italiani, sia ben chiaro: è solo che si tratta di sistemi talmente diversi da non poter proprio essere equiparati.

 

Al momento, quindi, direi che possiamo tenerci il titolo ed il posto di lavoro, e di non aver paura dell'intelligenza artificiale, ma anzi di cercare di sfruttarla nel nostro lavoro per farci risparmiare tempo nelle revisioni, o nel copia e incolla, o in altre operazioni ripetitive a cui dare il nostro tocco finale, oltre che la nostra supervisione costante.

 

 

E -consentitemelo- con un tocco d'orgoglio su come siamo diventati avvocati, e su come viviamo quotidianamente questo titolo.

 

 

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